La seconda frazione del trittico conclusivo della Corsa Rosa è senza dubbio quella che ha attirato più attenzione sin dalla presentazione: questo sicuramente per la presenza di una salita mitica come il Colle delle Finestre posizionata a più di 70 km dal traguardo. Questo passo era stato sempre usato in tappe che prevedevano l’arrivo sul Sestriere, quindi a meno di 30 km dal traguardo, mentre ora lo ritroviamo catapultato ad una distanza ben superiore, sempre in coppia con il fedele Sestriere. Scelta sicuramente discutibile visto che l’altra era fonte certa di spettacolo, ma che apre il ventaglio a tante soluzioni tattiche: potremmo quindi assistere ad una delle più belle corse dell’epoca recente in caso di attacchi da lontano o ad un triste greggismo sul mitico sterrato dell’ascesa piemontese. Avrebbe aiutato la prima possibilità se gli organizzatori avessero invertito l’ordine delle tappe finali, cioè arrivando prima a Cervinia per poi fare questa, ma ne parlerò dopo.
Meteo: Dovrebbe essere una giornata calda e soleggiata, fattore che si potrebbe far sentire come ben sa Di Luca. Il vento dovrebbe essere contrario durante quasi tutti i chilometri della fase chiave della tappa, tra Pragelato e Bardonecchia, ma per fortuna dovrebbe essere debole. Sull’erta finale dovrebbe poi diventare favorevole.
La prima difficoltà di giornata è il Colle del Lys che sarà molto importante per la lotta per entrare nella fuga del mattino, fondamentale poi per lo svolgimento della gara: molti big vorranno mandare all’attacco dei gregari, chi per usarli da ponte per un eventuale attacco, chi per trovarseli nelle potenziali situazioni di difficoltà per difendersi. Oltre ovviamente a chi proverà a vincere la tappa anticipando il plotone. Il falsopiano che precede la salita è interessante, ma probabilmente dovremo aspettare la parte dura per la creazione definitiva dell’azione mattutina. E potrebbe non bastare. La discesa è tecnica e ripida, il gruppo potrebbe rompersi e rimescolare le carte nuovamente, i favoriti dovranno stare molto attenti.
Nei trenta chilometri di fondovalle seguenti il gruppo si dovrebbe tranquillizzare a meno che qualche uomo di classifica non sia rimasto indietro: in quel caso full gas, come piaceva dire ad un certo texano. L’entrata a Susa segnerà l’inizio della sequenza finale, tutti probabilmente avremo il cuore in gola, divorati dalla tensione per quello che potrebbe succedere.
I primi metri del Finestre sono quelli con le pendenze più importanti, prenderlo forte da subito può essere importante per distruggere la gambe degli avversari. Per informazioni chiedere a Rujano, che nel 2005 la prese a mille (tanto da far urlare “Viva la madre que te parió, Rujano” ad un commentatore spagnolo) per andare poi a vincere la tappa. L’ascesa fu inaugurata quell’anno e non ci poteva essere esordio migliore visto il capolavoro che venne fuori, con crisi, resurrezioni, crampi e alleanze (profilo – video). Abbiamo dovuto aspettare poi il 2011 per tornare a vedere il Giro su queste strade e per uno strano caso (chi conosce la carriera del venezuelano capirà perché) fu di nuovo l’omino del caffé a dare fuoco alle polveri dello sterrato piemontese, con una scalata più controllata da parte dei favoriti (profilo – video). Ben più emozionante fu invece quella del 2015 (profilo – video), quando Landa staccò un Contador che sembrava imbattibile… per poi essere fermato da Martinelli per non fargli superare Aru (come ammesso dallo stesso DS italiano). La salita è terribile: 18,5 km al 9,2% di media, con una costanza impressionante, tanto da sembrare finta. Un’ora e poco più di ascesa (tempi). Gli ultimi 7,8 km sono in sterrato e questo fattore si farà sicuramente sentire, con la ruota posteriore che potrebbe girare a vuoto e per questo rendendo difficile l’alzarsi sui pedali. Qui qualsiasi crisi si potrebbe enfatizzare. A pesare c’è però la distanza dal traguardo, la presenza di un altro tappone domani, ma non la situazione di corsa: ieri avrei scritto “se Yates avesse dovuto recuperare tempo, le possibilità di vedere attacchi sarebbero aumentate notevolmente”, ma con il crollo nel finale di Pratonevoso tutto è riaperto.
La semplice asperità che porta al Sestriere ha infranto più volte i sogni di gloria degli scalatori, da Simoni a Landa, con i suoi primi 7 km all’1,9% di media. In coppia con il Finestre ricorda fantasticamente il duetto di grande successo Mortirolo-Aprica, in questa nuova opzione sarà ancora fondamentale per la riuscita di eventuali attacchi da lontano: qui infatti la presenza di gregari sarà a dir poco chiave, averne più di uno può fare la differenza. Sarà inoltre importante non finirli perché poi ci sono 15 km di fondovalle tra Oulx e Bardonecchia, oltre alla semplice discesa da Sauze di Cesana (inizialmente non si doveva passare da questa città, ma gli organizzatori, per questioni economiche o di sicurezza, hanno preferito allungare, allontanando così il traguardo).
L’avvicinamento alla salita di Jafferau è stato cambiato all’ultimo momento, con il passaggio sulla A32. Sì, esatto, è un’autostrada. Nel finale di una tappa di montagna il Giro passerà su 10 km di autostrada. Difficile da credere, Guillen ne sarà fiero. La dura erta conclusiva è stata scalata solamente due volte dalla Corsa Rosa: nel 1973, con vittoria di Merckx (profilo – video), e nel 2013, con vittoria di Santambrogio, poi assegnata a Nibali per la positività dell’altro (profilo – video). Entrambi i vincitori segnati nell’albo d’oro hanno poi vestito l’ultima maglia rosa di quella edizione. La scalata è molto dura, con pendenze importanti durante tutta la sua lunghezza, fatta eccezione per un breve spianamento a Gleise. Tanta durezza potrebbe impaurire gli uomini di classifica, ci sarebbero state più possibilità per azioni da lontano con un arrivo più semplice o addirittura in discesa: non considerando il fattore economico, che purtroppo è quasi sempre il più importante, Monginevro o Oulx sarebbero stati traguardi ben più interessanti.
Alternative. Come detto all’inizio dell’articolo, la miglior scelta sarebbe stata quella di invertire giorni e partenze delle due ultime tappe di montana di questo Giro, avendo così Venaria Reale – Cervinia e Susa – Jafferau (profili sotto). Il trasferimento tra Cervinia e Susa sarebbe stato piuttosto lungo, ma l’ultima tappa sarebbe stata breve, senza quindi dare troppe noie a livello logistico. La tappa più breve e la presenza del Moncenisio giusto prima del Finestre avrebbe favorito gli attaccanti, con la frazione di Cervinia che avrebbe mantenuto comunque la sequenza con Tzecore, Saint Pantaléon e l’erta finale. Avrebbero potuto inserire il duro Moncenisio anche mantenendo la partenza a Venaria Reale – profilo interattivo dell’alternativa. Comunque le possibilità per vedere spettacolo ci sono, speriamo che i ciclisti ne approfittino.

Raffaele Filippetti (@raffilpt)