Siamo alla vigilia del Giro Rosa, l’unico GT presente nel calendario femminile e, secondo me, la corsa più importante dell’anno all’infuori del Mondiale. Sebbene sia riconosciuto, giustamente, da gran parte delle cicliste come la gara ciclistica femminile più dura, quest’anno gli organizzatori hanno deciso di stravolgere la tradizione e presentare un percorso senza arrivi in quota e senza salite vere, commettendo a mio modo di vedere un errore madornale: sempre maggiori sono le richieste di avere gare più dure e lunghe, per poter dimostrare ancor di più quanto valgono le donne su due ruote, ma pochi sembrano ascoltare. Si evitano completamente le Alpi, ma anche gli Appennini, nonostante abbiano asperità più che insidiose, lasciando così spazio a salite pedalabili e strappi brevi. Nonostante ciò il parterre è eccezionale: non solo ci sono le migliori scalatrici, ma quest’anno anche le sprinter sono molto ben rappresentate, cosa non sempre successa nella corsa italiana.
Di seguito un’analisi dettagliata delle tappe (con i profili da me creati con l’editor di Cronoescalada.com) e delle partecipanti.
Percorso
Tappa 1 | Aquileia – Grado TTT (Percorso interattivo)
A differenza degli ultimi tre anni non si partirà con un prologo, bensì con una cronosquadre. Sono 11,5 i chilometri che porteranno le cicliste dalla Basilica di Santa Maria Assunta di Aquileia alle rovine della Basilica della Corte di Grado, dieci dei quali saranno praticamente senza curve. La maggiore difficoltà di questa cronometro potrebbe essere la diga che divide la laguna di Grado nel settore occidentale (la palù de sora) dal settore orientale (la palù de soto), che è esposta al vento. L’ultimo chilometro e mezzo è invece più tecnico, con qualche curva e un tratto in lastricato.
Tappa 2 | Zoppola – Montereale Valcellina (Malnisio) (Percorso interattivo)
Nella seconda tappa si inizia a salire, nonostante i primi 92 km non lo lascino pensare. Infatti si partirà poco sotto Pordenone, per poi fare un giro sulla Pianura veneto-friulana fino a Vajont e un primo passaggio da Montereale Valcellina, seguito poco dopo da una lunga galleria di 4 km. All’uscita la strada inizierà a salire, prima leggermente, poi in maniera più arcigna: 5,3 km con una pendenza media del 7,6%. La Forcella di Pala Barzana è una salita vera che, se affrontata ad un’andatura sostenuta farà una selezione importante. Probabilmente ancor più selettiva sarà però la discesa, davvero molto tecnica e su strada stretta: questo sarà il primo punto focale del Giro, che testerà duramente l’abilità di guida delle favorite. La strada torna ad essere pianeggiante a 11 km dal traguardo, nonostante uno strappo di circa 300 metri poco dopo i -5 possa servire da trampolino di lancio nel caso ci fosse un gruppetto davanti, garantendo un finale interessante, adatto agli inseguimenti.

Tappa 3 | San Fior – San Vendemiano (Percorso interattivo)
Per il quarto anno consecutivo il Giro Rosa farà tappa a San Fior, che ha evidentemente a cuore il ciclismo femminile, stavolta però come sede di partenza. Il disegno della tappa ricorda un po’ la forma di un otto e nella prima parte non ci saranno asperità, mentre all’inizio della seconda ci sarà subito il Muro di Ca’ del Poggio, breve, ma veramente ripida. Le velociste si staccheranno nel caso ci fosse discreto ritmo, però, passato un altro strappo, molto più lieve, avranno 30 km per organizzare l’inseguimento. Tutto dipenderà dall’attitudine delle scalatrici/vallonare e soprattutto su quante compagne potranno contare le sprinter, ma penso che assisteremo ad una volata.
Tappa 4 | Occhiobello – Occhiobello (Percorso interattivo)
La quarta frazione ha veramente poco da dire: completamente piatta, con un anello grande che collega Rovigo e Ferrara ed uno più piccolo (di 15 km) intorno ad Occhiobello. Finale che presenta larghe e senza curve insidiose, ma nell’ultimo chilometro ci saranno due rotatorie, la prima più larga e la seconda più stretta, uscite dalla quale alle cicliste mancheranno meno di 300 metri per tagliare la linea d’arrivo.
Tappa 5 | Sant’Elpidio a Mare – Sant’Elpidio a Mare ITT (Percorso interattivo)
La seconda prova contro il tempo della Corsa Rosa sarà individuale e prevederà un percorso completamente diverso dalla cronosquadre iniziale: nonostante i primi 3 km siano piatti e in rettilineo, le girine dovranno affrontare due strappi veramente duri (già proposti alla Tirreno Adriatico nella bellissima tappa di Porto Sant’Elpidio). Il primo è quello di Santa Lucia, 1,2 km al 10%, diviso in due parti da un tratto in leggera discesa e quindi con pendenze in realtà maggiori, seguito da un tratto in falsopiano dove quelle che si saranno gestite bene potranno spingere. Dopo un chilometro in piano ed 1,5 km al 6%, la strada si inerpicherà per 300 metri con una pendenza media intorno al 20% e massima del 27% (foto 1 – 2). Sarà uno sforzo enorme e chi avrà una gran giornata potrà sperare di guadagnare secondi importanti sulle rivali.
Tappa 6 | Roseto degli Abruzzi – Roseto degli Abruzzi (Percorso interattivo)
Quattro giri di un circuito con lunghi rettilinei e senza reali asperità. E’ presente uno strappo, ma è davvero facile essendo lungo appena 1400 metri e presentando una pendenza appena del 3,7%. All’ultimo passaggio però si scollinerà a 4 km dal traguardo e la discesa, abbastanza tecnica, terminerà a meno di 2 km, cosa che invoglierà senza dubbio i finisseur. Dopo una curva ad angolo retto, l’ultimo chilometro sarà sul Lungomare di Roseto, con una sola rotatoria come ostacolo.
Tappa 7 | Isernia – Baronissi (Percorso interattivo)
La settima tappa è la più lunga dell’intero Giro Rosa, sfiorando i 142 km. Si parte subito in salita, leggera, ma che dovrebbe garantire alle cicliste più in forma e forti quando la strada sale più possibilità di entrare nella fuga del mattino. Sarà particolarmente interessante vedere la formazione di quest’ultima perché potrebbe essere una ghiotta occasione per le attaccanti: nonostante la lunghezza non sia favorevole, la dura salita del Passo Serra (affrontata dal versante contrario al Giro 2015) potrebbe far demordere qualche velocista a mettere la squadra alla frusta, considerando poi che avranno ancora un’altra opportunità nella corsa. Se così non fosse, potrebbe comunque partire un drappello dopo la salita e non essere più ripreso, anche se un gruppo deciso potrebbe essere favorito nell’inseguimento dalle strade ampie che troveranno negli ultimi 40 km.
Tappa 8 | Baronissi – Centola (Palinuro) (Percorso interattivo)
Meno di 200 metri più corta della precedente, l’ottava frazione sarà una frazione molto particolare. Guardando alla lunghezza delle salite (ben 27 km in totale) potrebbe sembrare la tappa regina, ma la pendenza cambia tutto: non si va mai sopra il 5% di media e per questo motivo l’attitudine delle girine sarà davvero il fattore chiave di questa giornata. Infatti le salite saranno più adatte a chi è forte sul passo che alle scalatrici pure e sarà quindi difficile fare selezione, però in più occasioni abbiamo visto come provarci in modo convinto possa portare ad una tappa spettacolare e a distacchi tra le migliori (impossibile dimenticare la tappa di Marina di Ascea del Giro 2013). Gli ultimi 6 km di salita che portano a Cuccaro Vetere sono molto irregolari, dei veri e propri gradoni, quindi non sarà facile impostare un ritmo, ma potrebbe favorire degli scatti. Dopo il GPM mancheranno ancora poco meno di 30 km, gran parte dei quali saranno da fare su una discesa abbastanza tecnica, in particolare nella prima parte, che porterà, poco prima dell’arrivo, ad un dentello non molto pendente ma adatto ad un ultimo colpo di mano o ad indurire le gambe delle più veloci.
Tappa 9 | Centola (Palinuro) – Polla (Percorso interattivo)
Penultima tappa ed ultima occasione per le sprinter. Si parte dove si è arrivati il giorno prima perciò il terreno è lo stesso: nei primi 60 km la strada sale e scende, ma con pendenze blande. Potrebbe partire una fuga forte, ma la seconda metà è davvero semplice, con lunghi rettilinei perfetti per organizzare un inseguimento. Si passa una volta sotto l’arrivo per eseguire un anello di circa 22 km, anch’esso senza reali difficoltà.
Tappa 10 | Torre del Greco – Torre del Greco (Percorso interattivo)
Anche quest’anno niente passerella nell’ultima giornata del Giro Rosa, anzi, una delle frazioni clou della corsa a tappe italiana di quest’anno. Nove circuiti intorno alla città di Torre del Greco senza particolari difficoltà (se non fosse per questa folle strettoia) faranno da riscaldamento per l’ultima salita della Corsa Rosa: il Vesuvio. Non quello vero scalato dal Giro nel 2009 purtroppo, ma poco più di un terzo e soprattutto solo la base: saranno infatti solo 5,2 km, di cui i primi 4 avranno pendenze intorno al 5%, ma nel finale la strada salirà molto più ripida, con l’ultimo chilometro e 200 metri che avrà una pendenza media del 9,5% e tratti massimi intorno al 12%. Non è una delle salite a cui ci ha abituato questa corsa, ma potrà fare comunque selezione, arrivando al decimo giorno di gara a tappe probabilmente ancora apertissima. Si scollinerà a meno di 8,5 km dall’arrivo, di cui i primi 4 saranno in una discesa molto veloce e senza particolari difficoltà, mentre gli ultimi 4,5 saranno in piano, con la sola strettoia di prima posta ai -3 come ostacolo in un finale semplice.
Favorite
Data la facilità del percorso, come detto, la corsa dovrebbe essere aperta fino agli ultimi chilometri dell’ultima tappa e, considerando anche il parco partenti di livello eccezionale, penso che ci siano quattro cicliste ugualmente favorite per vincere la Corsa Rosa, con altre due immediatamente sotto.
Non posso che partire con quella che ritengo come la ciclista più forte al mondo da quando Marianne Vos ha iniziato ad avere problemi fisici, ossia Anna van der Breggen. Regina incontrastata delle Ardenne, dove è riuscita a firmare uno storico tris al primo anno di Amstel e Liegi, ha vinto anche in California e si presenta al Giro come campionessa europea e olimpica in carica. Ha un ottimo feeling con la corsa a tappe italiana, come dimostrano i suoi tre podi nelle ultime tre edizioni, uno dei quali la vide sul gradino più alto, e la sua vittoria di tappa nel 2015: una può sembrare poco, ma l’entità di quel successo le ha permesso di vincere anche la generale, dato che rifilò più di 1′ a tutte nella dura crono di Nebbiuno. Fortissima in salita (probabilmente la migliore dopo il ritiro della Abbott), contro il tempo, sugli strappi, sul passo, con un discreto spunto veloce e se la cava anche in discesa, nonostante lo scorso anno si staccò in quella del Mortirolo. Se al top della forma sarà difficilissima da battere.
A formare una coppia formidabile con l’olandese ci penserà la detentrice del titolo, Megan Guarnier. Dominatrice assoluta della scorsa stagione, quest’anno ha avuto grossi problemi per colpa di una caduta avvenuta nella sua seconda gara (la SPAR Omloop van het Hageland) che le ha causato una commozione cerebrale (ne parla qui) e non le ha permesso di avvicinare il suo livello, nonostante al California abbia mostrato ottimi segnali vincendo una tappa. Solida sia in salita che a cronometro, ha un ottimo sprint che le potrebbe far guadagnare secondi d’abbuono fondamentali in una corsa così aperta, oltre ad una grande abilità in discesa che come abbiamo visto sarà molto importante. La costanza è il suo punto di forza come dimostrano le due maglie ciclamino consecutive.
La paladina di casa sarà Elisa Longo Borghini, che si presenterà motivatissima alla partenza con il tricolore sulle spalle, vinto per la prima volta grazie ad una prestazione eccezionale (1’51” rifilato al primo gruppetto inseguitore). Quest’anno è stata una delle più forti nelle classiche, nonostante un malanno nella settimana delle Ardenne, con una gran vittoria alla Strade Bianche. Non ha mai concluso il Giro Rosa sul podio ed ha un 5° posto come miglior risultato, poiché finora ha sempre un po’ sofferto sulle dure salite presentate dalla corsa, ma nel 2016, prima della crisi nel tappone ligure, aveva mostrato un miglioramento anche lì e poi quest’anno le asperità sono più adatte alle sue caratteristiche. Fortissima sul passo e sugli strappi, nella scorsa stagione ha mostrato passi in avanti importanti anche nelle prove contro il tempo, mentre il suo punto debole rimane lo spunto veloce.
Nonostante i 22 anni, Katarzyna Niewiadoma ha ottime possibilità di cambiare la Maglia Bianca vinta nelle ultime due edizioni ed indossare la Maglia Rosa finale a Torre del Greco o comunque di chiudere sul podio. Anche quest’anno ha fatto passi in avanti, chiudendo sul podio sia alla Strade Bianche che al trittico delle Ardenne, mostrando grandi cose al Fiandre e vincendo poi il Women’s Tour, con un’azione solitaria strepitosa nella prima tappa. Nel 2016 ha deluso un po’ le attese nella Corsa Rosa, soffrendo sulle salite più dure, ma il suo talento è cristallino e quest’anno tornerà con voglia di rivalsa. Completa su ogni terreno, dalle scalate, alla discesa passando per la pianura e gli strappi, ha uno stile molto aggressivo e spesso è stata la prima delle big a muoversi nelle classiche, non dimenticando il suo attacco nella tappa di Madonna della Guardia, perciò dovrebbe garantire spettacolo.
Subito dietro le prime quattro c’è la sudafricana Ashleigh Moolman, già tre volte nelle prime 10 (4° nel 2015), ma mancata lo scorso anno per la scelta della sua squadra di ridurre il roster in vista delle Olimpiadi. Ha iniziato la stagione cercando di recuperare dalla frattura del bacino subita alla Chrono des Nations per colpa di una moto ed è cresciuta di condizione fino a vincere l’Emakumeen Bira. La sua stagione vanta già altri 5 successi ed arriverà con grande fiducia al Giro, dove punterà molto sulla sua grande costanza.
Allo stesso livello della Moolman può essere messa l’olandese Annemiek van Vleuten. Qualcuno la potrebbe considerare come la favorita assoluta dopo aver visto la sua incredibile prestazione alle Olimpiadi di Rio, purtroppo conclusa nel peggiore dei modi con quella caduta in discesa che tanto ci ha fatto impaurire, ma non ha mai fatto vedere di poter tenere quel livello con costanza quando la strada sale per tanti chilometri: una sola volta è finita nelle migliori 10 della generale, come quarta in grado alla Rabo-Liv nel 2014, ma anche quest’anno è stata staccata dalla Moolman sullo Jaizkibel. Ma allo stesso modo non si può sottovalutare e con questo percorso il discorso vale ancora di più: infatti conteranno molto l’abilità sul passo, le salite brevi e su quelle non troppo pendenti, ossia i suoi punti di forza. Inoltre viene da tre settimane in altura a Tenerife e si sarà preparata come non mai.
Altre cicliste che potranno fare bene nella generale del Giro Rosa sono: Claudia Lichtenberg, tornata lo scorso anno a grandissimi livelli con il 4° posto finale, ma al servizio della Longo Borghini; Shara Gillow, che sta vivendo una prima stagione fantastica alla FDJ e già tre volte nelle 10, con un 4° posto come miglior risultato; la coppia Lensword Tetyana Riabchenko–Tatiana Guderzo, quest’ ultima non è più quella capace di finire due volte sul podio nella corsa a tappe italiana e di vincere il Mondiale di Mendrisio, ma nel 2016 di nuovo nelle prime 10; la giovanissima Nikola Nosková, che compierà 20 anni il giorno della seconda tappa, capace di concludere al 2° posto a San Miguel de Aralar e di vincere il Giro del Trentino; l’americana Kristabel Doebel-Hickok, che ha fatto un grande passo avanti in questo 2017, con una prestazione di altissimo livello in California e un ottimo 4° posto al Trentino, nonostante una brutta caduta dieci giorni prima al Women’s Tour; infine Katrin Garfoot, sulla carta al servizio della van Vleuten, ma che migliora di gara in gara e sul passo e a cronometro ha poche rivali.
Come detto, quest’anno è presente anche “la crème de la crème” delle sprinter: Kirsten Wild, Chloe Hosking, Jolien d’Hoore, Amalie Dideriksen e Lotta Lepistö, tutte molto ben supportate. Oltre a loro ci sono Marta Bastianelli (compagna della Hosking), la coppia Canyon SRAM Tiffany Cromwell–Barbara Guarischi, quella FDJ Roxane Fournier–Aude Biannic e quella della Lensword Maria Giulia Confalonieri–Annalisa Cucinotta, tutte con possibilità di vittoria.
Altre cicliste dall’ottimo spunto veloce, ma che potrebbero faticare in volate di gruppo compatto ed avere più chance in uno sprint ristretto, magari inserendosi in un attacco, sono: Giorgia Bronzini, Hannah Barnes, Elena Cecchini, Lucinda Brand (che su salite di una certa entità può fare ben più che seguire le ruote, come ha dimostrato alla Strade Bianche di quest’anno e soprattutto nella sua vittoria-capolavoro di Loano al Giro 2015) e Soraya Paladin. Discorso a parte lo meritano Coryn Rivera e Arlenis Sierra, scoppiate quest’anno (anche se Coryn aveva già fatto grandi cose) e capaci sia di fare volate di primo livello che di scalare con le migliori: impressionanti in particolare le prestazioni sulle Ardenne della prima e al California della seconda. Se ci provassero, magari, un piazzamento nella generale potrebbe anche uscire.
Ci sono girine invece che puntano a vincere le tappe, ma dovranno farlo attaccando e spesso ci regalano grande spettacolo perché per avere successo devono rischiare. Forti sul passo e sugli strappi, con spesso una discreta punta di velocità, in questa Corsa Rosa possiamo trovare: Chantal Blaak, Janneke Ensing, Rasa Leleivyte, Olga Zabelinskaya (una delle migliori al mondo contro il tempo), Eugenia Bujak, Amanda Spratt e Valentina Scandolara. Una menzione la meritano Alice Maria Arzuffi, Cecilie Uttrup Ludwig e Lisa Klein, giovanissime e davvero talentuose; spero davvero di vederle nel pieno dell’azione, pur sapendo che probabilmente useranno le dieci tappe per fare esperienza ed avranno molti anni davanti a loro per fare grandi cose.
Un discorso a parte lo devo fare per Elizabeth Deignan (ex Armitstead), una delle migliori cicliste del panorama internazionale. Avrà più occasioni per vincere tappe, dato che molte le se adattano, e continuo a pensare che avrebbe chance di alta classifica se ci si concentrasse (soprattutto con questo tracciato), ma con due capitane come la van der Breggen e la Guarnier credo che la vedremo al loro servizio, lavoro che ha sempre fatto con piacere nonostante quanto ha vinto.
Infine vorrei chiudere con un pensiero a Marianne Vos, che purtroppo non potrà esserci dopo una brutta caduta al Women’s Tour dove si è rotta la clavicola. E’ un vero peccato perché sembrava sulla via del ritorno, dopo i problemi avuti nel 2015 e un 2016 non proprio perfetto, considerando i suoi standard, ed aveva fatto della Corsa Rosa l’obiettivo stagionale. Considerando il percorso poi, la “Cannibale” di qualche anno fa avrebbe dominato in lungo e in largo e magari anche quella non al top vista di recente avrebbe avuto buone possibilità.
Predizione
Vedendo le difficoltà presenti durante le 10 tappe, non sarà facile fare distacchi tra le migliori, perciò servirà soprattutto essere sempre tra le prime, prendere qualche abbuono, avere una squadra forte e cercare di aprire un gap nella durissima cronometro di Sant’Elpidio. Per questo secondo me vincerà Anna van der Breggen.
Riccardo Filippetti (RickyFilips95)