Finalmente Dolomiti. A Cividale, come previsto, la posizione della tappa nel calendario della corsa ha influito molto sullo svolgimento. Domani la cronoscalata di Siusi potrebbe nuovamente condizionare l’atteggiamento dei favoriti. E’ veramente incredibile che gli organizzatori abbiano commesso questo errore, visto che invertendo l’ordine delle tappe del trittico, con la cronoscalata all’inizio e quella friulana alla fine, si sarebbero favoriti gli attacchi, senza troppi problemi per i trasferimenti per via del giorno di riposo alla fine.
Comunque, tornando al percorso, cinque salite su sei sono sopra i 2000 metri, fattore che aggiunge durezza ad un tappone già molto esigente di per sé. Da sottolineare che la tappa passa sulle strade della Maratona delle Dolomiti, famosa marcia cicloturistica. Di fatto gli ultimi 125 km sono gli stessi.
E’ prevista qualche possibilità di pioggia negli ultimi 100 km di gara.
Fino ad Arabba la strada è in costante ascesa, la fuga sarà combattuta e per entrarvici bisognerà avere una gran gamba. Qui inizia il famoso Sella Ronda con il Pordoi, più storia che reale difficoltà al giorno d’oggi, ma è pur sempre un 1° categoria. Molto pedalabile, la fuga dovrebbe prendere margine.
Prima di concludere la fantastica discesa si prende il bivio verso il Passo Sella, decisamente l’ascesa più dura di quelle che circondano Corvara. La scorsa estate sono stato qui per le vacanze ed ho approfittato per affrontare queste salite. Devo dire che il Sella mi ha impressionato, molto duro.
Il Gardena si divide nettamente in due. Non è particolarmente arcigna, ma i paesaggi sono fantastici, come in tutta l’area. Ben più complicata è la discesa, tecnica nei primi chilometri.
Dopo un primo passaggio sull’arrivo inizia il Campolongo, più duro nella prima parte con i tornanti, poco più di un falsopiano nella seconda. La discesa è breve e veloce.
Il fondovalle di 22 km presenta due strappi, ma non sono altro che un aperitivo alla star di giornata, il Giau. Salita maestosa, di grande regolarità e una durezza incredibile (9,8 km al 9,4% di media), qui una crisi può costare minuti e un attacco può portare alla maglia rosa. Il Giro torna a piazzare l’asperità più dura relativamente lontana dall’arrivo, seguita da una più blanda e da un finale perfetto per vedere magnifici inseguimenti, scelta sicuramente giusta, al contrario dell’ordine delle tappe, come più volte ripetuto.
Il Valparola non è esageratamente duro, ma è piuttosto lungo e con tutti i metri di dislivello affrontati in precedenza potrebbe trasformarsi in un calvario. Se la corsa venisse rotta fin dal Giau qui sarebbe un “si salvi chi può”. La pendenza più dura si incontra proprio in cima, poco dopo l’incrocio del Falzarego.
L’ultima asperità di giornata è il Muro del Gatto (Mür dl Giat) – video, un muro vero e proprio, di soli 360 metri (sebbene sia preceduto e seguito da tratti in pendenza) ma con una pendenza del 13% e punte del 19%. Spezzerà le gambe e si passerà a soli 4,5 km dal traguardo.
Come si vede dal profilo, il finale può vantare, con le dovute proporzioni, alcune similitudini con l’Aprica dal versante di Santicolo. Fino a Corvara la strada è in leggera ma costante ascesa e le gambe peseranno molto, con i distacchi che potrebbero dilatarsi se i favoriti fossero sparpagliati in gruppetti oppure si potrebbe assistere ad una volata ristretta se avesse vinto l’attendismo. L’ultima curva, a 90°, è posta a soli 150 metri dal traguardo. -> Percorso interattivo del finale.
Sebbene, come detto più volte, la tappa sia fantastica e che il suo unico problema sia la posizione durante la corsa, mi sarebbe molto piaciuto vedere, per un gusto personale, una tappa con la sequenza Fedaia–Sella–Gardena nel finale, preceduta da Forcella Aurine, Duran e Staulanza (come sopra) o da Tre Croci e Giau (esempio di tappa, di PlataformaRC).
Raffaele Filippetti (@raffilpt)