Analisi tappa 9 Giro d’Italia 2018

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Nona tappa, ultima della prima settimana e prima in cui veramente qualcuno dei favoriti potrebbe pagare dazio. Questo può sembrare un po’ assurdo dopo che abbiamo già passato l’Etna e l’erta finale di oggi non è altrettanto impegnativa, ma la distanza (225 km, a cui vanno uniti i 209 della frazione precedente), il terreno complicato ed i minuti di ascesa negli ultimi 45 km, potrebbero causare più di una sorpresa. I primi chilometri prevedono qualche sali-scendi, quindi la lotta per la fuga potrebbe essere interessante. Purtroppo invece di scalare Rionero Sannitico saliranno per la variante, come fatto nella tappa di Roccaraso del 2016. Avrebbe aumentato ancora di più la durezza, rendendola una vera maratona di salite. In più occasioni le scelte di RCS lasciano molto a desiderare in questo Giro.

Meteo Campo Imperatore
Mappa del vento degli ultimi 5 km. Windfinder

Meteo: Ennesima giornata fresca, con possibilità di pioggia nel finale, fattore che si potrebbe far sentire. Vento laterale durante praticamente tutto il giorno, anche se non forte. Parlando dell’ultima ascesa, fino a Calascio sarà laterale-leggermente contrario, nello scalino successivo sarà favorevole, laterale nell’altopiano e prevalentemente contrario negli ultimi chilometri, come mostrato nella figura soprastante. Velocità comunque molto ridotte, non dovrebbe essere un problema.

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In caso di una terribile lotta per la fuga del mattino, a Roccaraso potrebbero addirittura muoversi gli uomini di classifica come accadde nel 2015 nella frazione di Campitello Matese, quando sulla Forca d’Acero molti provarono ad inserirsi in qualche azione. Più probabilmente però servirà solamente per appesantire le gambe dei corridori in gruppo.

Gran Sasso
Profilo completo dell’ultima salita

Profilo interattivo

A 45 km dal traguardo le cose inizieranno a farsi serie perché inizierà quella che possiamo considerare come l’ultima erta di giornata. Questa è evidentemente suddivisa in tre gradoni, ma si può considerare come un unico blocco visto che di respiro ce ne sarà ben poco. Il primo scalino è la salita di Calascio, che misura circa 12,5 km al 6,3% di pendenza media. Niente di clamoroso, ma qui le gambe dei corridori inizieranno a segnarsi irrimediabilmente e va sempre tenuto a mente che la affronteranno dopo aver percorso ben 190 km. Il secondo tratto è il più semplice (10 km al 4%), ma potrebbe essere il trampolino di lancio perfetto per le seconde linee, molto importanti a livello tattico. Controllare una salita così lunga non sarà per niente semplice, ma il miglior modo per far deragliare un treno è quello di forzarlo, in questo caso attaccandolo perché le pendenze non permettono una “semplice” accelerazione del passo.

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In cima a questo secondo gradone i ciclisti si troveranno nel magnifico Altopiano del Gran Sasso, interessante a livello paesaggistico e anche tattico: se il gruppo dovesse essere ristretto, si potrebbe assistere a movimenti volti ad anticipare la parte decisiva del finale, ossia gli ultimi 4 km. Qui infatti si trovano le pendenze maggiori e probabilmente qui si muoveranno i big. Questo stesso finale è stato usato nel 1999 quando vinse Pantani (profilovideo) e lo scorso anno nel Giro U23 (profilovideo), con differenti esiti. Non è facile aprire distacchi significativi, ma, come detto, la lunghezza della tappa potrebbe aiutare, soprattutto causando qualche crisi potenzialmente pesante. Chiave sarà ovviamente il punto in cui inizieranno gli attacchi: se infatti dovessere cominciare a muoversi fin dai piedi o comunque ai -3, nel tratto più duro, le possibilità di vedere cose interessanti sarebbero tante; se invece dovessero aspettare l’ultimo chilometro e mezzo, probabilmente i distacchi tra i favoriti sarebbero al massimo nell’ordine dei 30″.

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Raffaele Filippetti (@raffilpt)

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