Analisi tappa 5 Giro d’Italia 2018

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Seconda tappa siciliana e di nuovo percorso mosso, stavolta però con le asperità principali concentrate negli ultimi 50 km. Il gruppo partirà da Agrigento, città che sfoggia il suo passato come poche altre grazie alla magnifica Valle dei Templi e che nel 1994 ospitò i Mondiali di ciclismo, alla volta della Valle del Belice. Come nella frazione precedente, la fuga avrebbe possibilità  di arrivare visto il terreno scosceso che presenta il tracciato, ma i distacchi relativamente ridotti e la freschezza dei gregari giocherà a loro sfavore, così come le condizioni atmosferiche, come vedremo a breve. Comunque, come sempre, meglio provare invece di aspettare in gruppo.

Meteo: Giornata con tempo variabile, con anche qualche piccola possibilità di pioggia. Le temperature massime non dovrebbero superare i 22°C e stavolta non ci dovrebbe essere un sole che spacca le pietre. Il vento sarà purtroppo contrario per quasi tutta la tappa visto che soffierà da ovest, con medie che oscileranno intorno ai 17 km/h.

Finale Santa Ninfa

Mappa interattiva del finale

La salita di Partanna (notevole il castello medievale attorno a cui si è sviluppata la città), più che altro un falsopiano, preparerà il corridori a quello che probabilmente sarà il momento chiave della corsa, cioè l’entrata nell’abitato di Poggioreale, che segna l’inizio dell’ultimo GPM di giornata. Se questa verrà presa forte, visto che ci sono pendenze importanti, si può fare selezione e provare qualcosa di interessante, ma più probabilmente i favoriti aspetteranno l’arrivo in salita sull’Etna del giorno successivo. Comunque di terreno per azioni interessanti, anche di seconde linee, c’è, anche se i disegnatori avrebbero potuto indurirla di più.

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Il Cretto di Burri

Tutta questa zona è stata teatro di un terribile terremoto nel 1968, ricordato da quel gigantesco memoriale che è il Cretto di Burri, che segna come una cicatrice il territorio. I corridori ci passeranno davanti a poco meno di 15 km dal traguardo, sicuramente dall’elicottero gli dedicheranno più di una ripresa. Di marchi del sisma comunque se ne potranno scorgere molti, visto che più di una città è stata abbandonata per poi essere riscotruita qualche chilometro più a valle. La penultima asperità di giornata è perfetta per eventuali attaccanti visto che, data la sua irregolarità e tortuosità , non sarà facile organizzare un inseguimento efficace.

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Sulla Statale 119, tutta in leggera discesa, ci sarà probabilmente un volatone a velocità folli per prendere davanti lo svincolo per Santa Ninfa. Dopo una curva a 90° in cui si dovranno tirare i freni, si inizierà a salire uno strappo di 800 metri all’8,4% di pendenza media, con una rampa al 12% proprio alla fine. Chi vorrà attaccare dovrà farlo qui, un’azione solitaria può avere successo visto che mancherà poco alla linea d’arrivo. Dopo un falsopiano in cui le gambe faranno molto male, i ciclisti dovranno scendere per circa 300 metri fino ad una pericolosa ed importantissima curva ad U, per poi risalire attraverso Via Manzoni fino alla svolta a destra in Via Pio la Torre, dove sarà posizionato il traguardo. Questi ultimi chilometri offrono buone possibilità di assistere ad un trepidante finale.

 

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Alternativa. La tappa è sicuramente interessante, ma avrebbero potuto indurirla per aumentare la possibilità di vedere attacchi importanti. La mia proposta sarebbe stata di girare verso l’entroterra prima di arrivare a Sciacca, scalando Caltabelotta e soprattutto Monte Genuardo, per poi arrivare a Santa Margherita di Belice attraverso un’erta piuttosto arcigna. Inoltre avrei proseguito verso Monte Castellazzo l’ascesa a Poggioreale Vecchia, così da offrire un trampolino di lancio più adatto ai coraggiosi. Gli ultimi 20 km sono identici all’originale.

Agrigento - Santa Ninfa alternativa
Profilo dell’alternativa

Raffaele Filippetti (@raffilpt)

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