Conclusi l’analisi dello scorso anno con la frase “Potrà sembrare esagerato, ma l’unica vera nota positiva del percorso è che nel 2017 sarà difficile fare di peggio”. Fino all’inizio della presentazione ero convinto che ci sarebbero potuti riuscire, ma fortunamente non è stato così. La valutazione del tracciato è sicuramente migliorata grazie a queste pessime aspettative che in molti avevamo, ritrovandoci a sottolineare le sorprendenti note positive e non i soliti, terribili errori.
La corsa prenderà il via dalla Francia, più precisamente da Nîmes, con un’inutile crono a squadre di una lunghezza ridicola (13,8 km), che, se invece fosse stata affrontata nella modalità individuale, sarebbe stata molto importante nell’economia della corsa. La prima tappa in linea, di nuovo tutta francese, si svilupperà quasi interamente lungo la costa, con conseguente rischio di ventagli con le giuste condizioni meteo. Le difficoltà inizieranno già dalla terza frazione, con la interessante Prades-Andorra la Vella, che dopo pochi chilometri prevede la scalata del Col de la Perche, niente di impossibile, ma perfetto per assistere ad un’avvincente lotta per entrare in fuga. Essendo solamente la terza tappa, i distacchi saranno molto ridotti, quindi quasi tutti i corridori in gruppo saranno potenzialmente pericolosi. Una volta entrati in Spagna si punterà verso Andorra per affrontare in sequenza La Rabassa e La Comella. Una tappa così impegnativa così presto può favorire una fuga bidone oppure una lotta tra i big. Buona scelta degli organizzatori e finale diverso dal modello Guillen.
Ad anticipare il primo arrivo su un murito di questa edizione ci sarà la frazione di transizione verso Tarragona, adatta ai velocisti. La prima settimana prevederà ben tre finali di quelli che tanto piacciono a Guillen. Tre tappe delle ultime cinque di questa settimana in cui si avrà lo stesso identico svolgimento. Uno dei più gravi errori che un’organizzazione possa commettere. Ermita de Santa Lucia (altro profilo e foto) alla 5°, Xorret del Catí (affrontato anche nel 2009 e nel 2010) alla 8° e Cumbre del Sol (“scoperta” nel 2015) alla 9°.
In mezzo a queste c’è però anche la dimostrazione che un modello differente è possibile. Infatti la frazione di Sagunt presenterà una buona media montagna, con il durissimo Garbí a 30 km dal traguardo. Gli ultimi chilometri saranno molto probabilmente su autostrada, però il vincitore potrebbe essere deciso dopo una fuga o in una volata relativamente ristretta. Finale tortuoso a Cuenca (fortunatamente senza arrivo in salita), con l’Alto del Castillo ai -9, identica parte conclusiva del 2006, con vittoria di Samuel Sanchez – video.
Dopo il giorno di riposo i corridori si ritroveranno ad affrontare un tappa complicata nella regione murciana, con il duro Collado Bermejo nel finale. Verrà affrontato dal versante est, il più duro (dove Pantani si esibì nel 1999), ma questo allontanerà la cima dal traguardo, sfavorendo gli attacchi. A mio modo di vedere sarebbe stato meglio scalarlo da ovest, partendo da Aledo (magari dall’arcigna strada usata nella cronoscalata della Vuelta a Murcia 2008) e poi scendendo da dove in realtà si salirà, passando per una discesa estremamente tecnica che si sarebbe conclusa a pochissimi chilometri dalla linea d’arrivo.
A seguire ci sarà la prima tappa di alta montagna, con una bellissima accoppiata negli ultimi 40 km: Velefique e Calar Alto. Il primo, affrontato nella Vuelta 2009 – video, dovrebbe fare una decisa scrematura, mentre il secondo, che parte con 6 km al 9% di media, spiana decisamente nella seconda parte, che prevede qualche discesa oltre a strappi duri. Nel caso in cui dovesse essere presa a tutta fin dall’inizio, sono sicuro che assisteremmo ad un grande spettacolo, ma c’è il rischio che i big si guardino, soprattutto per colpa dell’assenza di una crono nella prima settimana, che avrebbe fatto perdere tempo agli scalatori, costringendoli quindi ad attaccare. Un peccato che non abbiano sfruttato appieno le possibilità della zona.
La Motril-Antequera è probabilmente la tappa meglio disegnata di tutta la corsa. Il Puerto del León è sufficientemente duro per sfoltire il gruppo e il Torcal presenta 5 km iniziali veramente duri e si concluderà a 17 km dal traguardo, posto davanti al complesso archeologico Los Dólmenes. Anche la posizione della tappa è ottima: dopo una di montagna e prima di una pianeggiante. I big potrebbero muoversi.
Si tornerà a salire dopo solamente una tappa pianeggiante (che però sembra avere un finale tortuoso), con la Écija-Sierra de la Pandera. Buona media montagna a precedere l’erta finale, con il versante più duro del Puerto Viejo come penultima asperità. La 15° è estremamente corta, ma molto dura. L’Alto de Haza Llana verrà scollinato a 55 km dal traguardo e, sebbene sia stato segnato come 1°, è l’unico HC della corsa che verrà affrontato “di passo”. Dato terrificante. Per fare un paragone, il Tour 2017 ne ha 5. A seguire si scalerà il Monachil e l’ascesa alla Sierra Nevada fino a Hoya de la Mora. Vengono considerate come distinte, ma in realtà sono una salita unica -> profilo. Unipublic ha deciso di disegnarla con un chilometraggio così breve probabilmente nella speranza di ripetere un Formigal 2.0, però è un errore madornale, perché le due tappe sono completamente diverse.
Dopo un lungo trasferimento che attraverserà tutta la penisola iberica, il gruppo riprenderà la marcia dopo il giorno di riposo con la prima ed unica cronometro individuale della corsa. Questa ha un ottimo chilometraggio, essendo addirittura la più lunga ITT tra quelle dei tre GT, ed è adatta agli specialisti. Sicuramente però 42 km non sono sufficienti nel computo totale per equilibrare il percorso. La soluzione, come già detto, consisteva nel convertire la TTT di partenza in un una individuale. La posizione nella corsa è buona, a precedere l’ultimo blocco montagnoso, come nel 2015.
A seguire ci sarà il nuovo muro della Vuelta: Los Machucos. In realtà è molto di più, una salita terribile, con rampe massime che raggiungo il 28%. Il problema è che come arrivo in salita è sprecato e sarebbe stato molto meglio utilizzarlo “di passo” (previa sistemazione della discesa) -> proposte. L’avvicinamento non è dei migliori, con solo Lunada e Alisas, mentre avrebbero potuto inserire La Estranguada -> alternativa. La 18° sarà un chiaro richiamo alla tappa di Fuente Dé 2012 – video, con l’arrivo posto a pochi chilometri da quella cima. Verranno scalate le tre Collade (Carmona, Ozalba e Hoz), prima dello strappo finale. C’è terreno per provare un’azione da lontano.
Ci si dirigerà poi verso le Asturie, ma non con i due classici arrivi in salita. Infatti questa volta la prima si concluderà a Gijon, dopo una buona tappa di media montagna in cui si scalerà La Colladona nella parte iniziale, con la possibilità di vedere movimenti “folli” da parte degli uomini di classifica. Nel finale il gruppo dovrà affrontare la dura ascesa di San Martín de Huerces che si concluderà a 17 km dal traguardo. I big potrebbero muoversi, ma il problema più grande di questa frazione è la posizione, visto che è piazzata giusto prima dell’Angliru, così che tutti dovrebbero aspettare l’infernale gigante asturiano. Semplicissima soluzione sarebbe stata quella di invertire l’ordine delle tappe, magari indurendo quella di Gijon per renderla favorevole ad attacchi “o la va o la spacca”. Questo risolverebbe anche il problema del trasferimento a Madrid, sempre molto complicato quando si deve scendere dall’Angliru. Alternative: Caso – Angliru, Corvera – Gijon.
La tappa più dura della corsa sarà nuovamente la penultima, dimostrazione di che Guillen non ha imparato niente dall’edizione del 2015. L’Angliru verrà infatti preceduto dalla Cobertoria, come nel 1999 – video (anno della sua inaugurazione), e dal classico Cordal. Tappa nuovamente estremamente corta, anche in questa occasione inutilmente visto che questo fattore non apporta niente alla tappa. Lungo trasferimento verso Madrid e passerella finale con arrivo a Plaza de Cibeles.
Un percorso sicuramente non buono, ma che si guadagna la quasi-sufficienza, almeno secondo me, per le inaspettate note positive. La mancanza più grave è quella di un tappone degno di questo nome, che lo scorso anno era la Urdax-Aubisque. Da un punto di vista totalmente oggettivo, la valutazione sarebbe molto peggiore e, come dimostrato da un utente del forum di apm, se il Tour ne presentasse uno simile sarebbe da bocciare in pieno -> analisi.
Raffaele Filippetti (@raffilpt)
(Immagine di testata di Getty Images)
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