Giro 2017, bravo ma non si impegna

Una frase tante volte ripetuta da professori e maestri e che si adatta perfettamente al tracciato della 100° edizione della Corsa Rosa. Infatti alcuni errori, più o meno grossolani, non gli permettono di raggiungere una valutazione di eccellenza, almeno secondo la mia opinione. Come già successo in altre occasioni, una grave disattenzione di RCS ha permesso agli appassionati di scoprire il percorso del Giro d’Italia 2017 in anticipo.

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Si partirà dalla Sardegna, come annunciato più di un mese fa, con tre tappe interessanti. La prima, Alghero – Olbia, prevederà un finale complicato, con la difficoltà di San Pantaleo a 20 km dal traguardo. Decisamente più impegnativa la Olbia – Tortolì, con 1700 metri di dislivello positivo negli ultimi 100 km. Il tracciato, adatto alla formazione di una fuga bidone, potrebbe essere cambiato a seguito di alcune frane sulla salita di Genna Silana. Con la semplicissima Tortolì – Cagliari si concluderà la Grande Partenza sarda della Corsa Rosa, che ripartirà dalla Sicilia dopo il primo giorno di riposo, in quello che sembra un chiaro omaggio a Fabio Aru e Vincenzo Nibali. Già alla 4° tappa i favoriti saranno chiamati allo scoperto e non con una salita qualsiasi, ma con l’Etna, fino a Rifugio Sapienza. Rispetto al 2011 verrà scalata da un versante diverso, più duro. A scaldare le gambe del gruppo ci sarà l’interminabile Portella Femmina Morta che potrebbe rimanere indigesta a molti.

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Il plotone si dirigerà poi verso la città dello Squalo dello Stretto, con un percorso adatto ai velocisti, nonostante una prima parte mossa. Nel finale verrà affontato un circuito tra le vie della città -> mappa interattiva. Dopo 5 giorni sulle Isole, troppo spesso dimenticate, si sbarcherà sullo stivale per affrontare una frazione tutta calabrese, con gli ultimi 30 km che potrebbero rivelarsi molto interessanti -> mappa interattiva. L’arrivo sarà in salita, con l’ultimo chilometro e mezzo al 6% di media, ma con punte più arcigne vicino al traguardo -> segmento Strava. Di nuovo spazio agli sprinter nella lunga 7° tappa, che si concluderà ad Alberobello, famosa per i suoi trulli in tutto il mondo. Il Giro torna a Peschici 9 anni dopo la visita del 2008 e lo fa con un finale complicato. Traguardo di nuovo su uno strappo -> finale interattivo. La 9° tappa sarà concentrata quasi totalmente sull’ultima ascesa, il terrificante Blockhaus da Roccamorice. Percorso molto breve (solo 139 km), ma non quanto l’ultima volta in cui si è giunti qui, nel 2009, quando i chilometri erano solamente 83. Si arriva nello stesso punto, quindi non in cima ma a “Lo Chalet” Majeletta WE, ma passando per un versante differente.

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Scelta pericolosa degli organizzatori di presentare due arrivi in salita così duri nella prima settimana, con il rischio di vedere già un chiaro dominatore. Inoltre ci sarebbe stata meglio  una tappa di media montagna seria, in Abruzzo o nelle Marche, per invitare gli sconfitti dell’Etna a provare da lontano, senza ripetere lo stesso modello. Si lascerà il Sud durante il giorno di riposo per poi affrontare la prima prova contro il tempo di questa edizione: la Foligno – Montefalco. RCS continua con le cronometro del vino, questa volta nelle terre del Sagrantino. Percorso complicato, con due salite: verso San Marco (4,5 km al 4,2%) e Le Corone (1,3 km a circa il 7%). Anche il finale è in ascesa -> mappa interattiva.

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L’11° frazione parte da Ponte a Ema in onore a Gino Bartali, ciclista e persona unica. Tappa impegnativa, una delle poche di media montagna, con una partenza molto interessante (Passo della Consuma e Passo della Calla in sequenza perfetta), ma nel finale si spenge un po’ tra i falsopiani di Montecoronaro e Monte Fumaiolo, che comunque presenta rampe importanti nel finale. A seguire il gruppo affronterà gli ultimi due parziali adatti agli sprinter, con il primo che partirà da Forlì per omaggiare Ercole Baldini ed arriverà a Reggio Emilia per ricordare la nascita della bandiera italiana e il secondo completamente piatto, che eviterà tutte le salite attorno a Tortona. Le ruote veloci avranno quindi 6/7 possibilità, un numero decisamente alto, di cui non possono lamentarsi, anche se probabilmente li vedremo ritirarsi in massa. La 14° tappa è francamente vergognosa: hanno scelto di omaggiare due dei più forti scalatori di sempre, Coppi e Pantani, con una monosalita vomitevole (scusatemi il termine). Si partirà infatti da Castellania, città natale del Campionissimo, per poi dirigersi verso il Santuario di Oropa, dove il Pirata fece una rimonta storica nel 1999, senza nemmeno una salita e solo 130 km. Sembrerebbe quasi disegnata da Guillen. Sarebbe stato semplice inserire almeno il Valico di Bielmonte, già usato nel 2014 -> mappa interattiva alternativa.

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Va sottolineato anche che verrà disputata di sabato, quindi con la massima presenza di pubblico, televisivo soprattutto, quindi quasi un harakiri degli organizzatori. La frazione seguente percorrerà invece quasi precisamente gli ultimi 50 km del Lombardia 2016 (con Miragolo San Salvatore, Selvino e lo strappo di Bergamo Alta), con un gran bel finale, ma evitando le salite più dure, cioè Valcava e Sant’Antonio Abbandonato. Ed è un peccato perché, anche solo con quest’ultima, sarebbe migliorata di molto, raggiungendo inoltre un chilometraggio più che serio -> mappa interattiva alternativa.

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Durante la terza ed ultima giornata di riposo il plotone si dovrà preparare per il tappone di questo Giro: 227 km con Mortirolo, Stelvio e Umbrailpass. Dopo 70 chilometri semplici si dovrà scalare il Mortirolo da Monno, non duro come quello da Mazzo ma comunque una buona salita. Un peccato però che gli organizzatori non abbiano scelto la Dritta di Monno (conosciuta anche come Recta Contador), con più possibilità di rompere il gruppo. I corridori si dirigeranno poi a Bormio, per proseguire verso il colossale Stelvio, discesa su Prato allo Stelvio e sconfinamento in Svizzera, unico della corsa, per affrontare l’Umbrailpass. Ascesa sicuramente molto impegnativa, ma è un peccato che RCS eviti nuovamente il versante di Prato, il più duro e scenografico, che manca purtroppo dal 2005. Disegno sicuramente accattivante, ma che in caso di neve ad alta quota rischia notevoli cambiamenti. Il piano B potrebbe prevedere il micidiale Mortirolo da Mazzo, ma è ancora presto per questo.

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Per quanto sia triste presentare una tappa come la 17° per la città di Canazei, il tracciato necessitava una frazione meno impegnativa per non sovraccaricare inutilmente e stupidamente l’ultima settimana. La partenza sarà comunque estremamente complicata ed interessante, con Aprica (dal versante duro) e Tonale che daranno la possibilità a fuggitivi e big in ritardo di attaccare. Dopo l’asperità di Giovo, un lungo falsopiano condurrà il gruppo al traguardo, con la fuga favorita per giocarsi il trionfo. Le fatiche sono ancora lontane dall’essere finite per il gruppo visto che la 18° frazione prevederà, in soli 137 km, quasi 3800 metri di dislivello positivo e cinque salite dolomitiche. Lo storico Pordoi aprirà le danze dopo solamente 14 km e non sarebbe sorprendente vedere i favoriti in azione già da questo momento. Si prosegue con il Valparola e con il Passo Gardena, una salita che mi ha impressionato con i suoi tornanti. Primo passaggio ad Ortisei e poi Passo di Pinei, prima dell’ascesa finale verso Pontives. Da qui mancheranno 4 km all’arrivo, tutti in falsopiano, dove le gambe faranno male e si potranno aprire importanti distacchi. Il Giro arrivò qui anche nel 2005, ma passando per il magnifico Passo delle Erbe, che si meriterebbe una tappa da protagonista nei prossimi anni. Ci si può lamentare del fatto che nella prima parte manchi una salita con pendenze sufficienti a rompere il gruppo, come potevano essere quelle del Fedaia -> mappa interattiva alternativa, ma se ci sarà battaglia fin dai primi chilometri vedremo un gran bello spettacolo. Evitando l’arrivo in salita e sfruttando meglio le montagne del Sella Ronda avrebbero potuto disegnare una tappa ancora più bella -> mappa interattiva alternativaprofilo.

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La San Candido – Piancavallo era veramente innecessaria, ripetendo a grandi linee il format della tappa di Oropa, con tutte le attenzioni concentrate sulla dura ascesa conclusiva. Inoltre rischia di condizionare negativamente la ben più interessante tappa precedente. Sebbene l’organizzazione non lo dica apertamente, questo è un altro omaggio a Pantani, però è allucinante il fatto che RCS scelga costantemente le peggiori opzioni per ricordare le sue azioni: perché non pensare a Selva di Val Gardena (video) o al Fauniera (video)? Sarebbe stato quindi meglio toglierla, per magari sostituirla con una di media montagna di mercoledì o giovedì, indurendo quella di Canazei e/o quella di Asiago -> mappa alternativa. Non mi sono mai piaciuti i “fin de fiesta” con arrivo su una salita molto dura, tipo Zoncolan, Alpe d’Huez o Angliru per fare tre esempi, perché bloccano la corsa e poche volte cambiano veramente qualcosa nei primi posti della classifica generale. Per questo l’idea dietro la Pordenone – Asiago la ritengo molto buona, ma la scelta del versante del Monte Grappa lascia molto a desiderare, visto che è uno dei meno duri. Sarebbero potuti passare per quello di Seren come proposto poco sopra (altro profilo), quello di Semonzo (già affrontato nel 2010 e nella cronoscalata del 2014) -> mappa interattiva alternativa, o l’impressionante versante del Salto della Capra (da Fietta o Strada degli Alpini), ancora inedito nella Corsa Rosa -> mappa interattiva alternativa. Dopo il Grappa ci sarà la bella salita di Foza, seguita da un falsopiano su cui si potrebbe decidere il vincitore del Giro. Il finale è perfetto per vedere movimenti tattici interessanti -> mappa interattiva.

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Non sono mai stato un grande fan nemmeno delle passerelle finali e la cronometro di Milano potrà ancora rimescolare le carte in tavola, oltre a portare alla cifra di 67 i chilometri che ogni ciclista dovrà percorrere contro le lancette, numero che sembra sempre più un miraggio ai giorni nostri. È anche vero che chiudere in questo modo può portare gli uomini di classifica a risparmiarsi sulle salite, come successo in più occasioni, ma il rischio vale la pena questa volta. Il vincitore verrà premiato davanti al Duomo, con la corsa che tornerà nella città della Gazzetta dopo soli due anni. Penso che solo il Tour dovrebbe concludersi continuamente nello stesso posto, mentre Giro e Vuelta dovrebbero essere itineranti per far vedere capolavori come Venezia, Roma, Torino, Santiago de Compostela, Sevilla o Barcelona, per fare qualche esempio. Solo la Grande Boucle ha uno scenario come gli Champs-Elysées.

Facendo un breve riepilogo, si possono contare troppi arrivi in salita duri e tappe monosalite, pochissima media montagna, ma anche frazioni interessanti e soprattutto una buona presenza di cronometro individuali, fattore che rende abbastanza equilibrato il tracciato del 100° Giro d’Italia. Altro neo è la pessima distribuzione dei parziali più impegnativi, troppo concentrati nell’ultima settimana. Francamente sento anche l’assenza di un richiamo ad una tappa epica, come avrebbe potuto essere una Cuneo – Pinerolo, la più famosa della storia della corsa.

Raffaele Filippetti (@raffilpt)

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