Qatar: Doha 2016 e non solo

Quest’ultima domenica è partita la tanto discussa edizione 2016 dei Mondiali di ciclismo su strada. Fonte di critiche è stata ovviamente la location: città cardine dell’evento è infatti Doha, capitale del Qatar. Questo fatto ha rappresentato la definitiva “consacrazione” del ciclismo che l’UCI, a partire dalla gestione Verbruggen, ha tentato di trasformare da sport basato su valori quali tradizione e passione a business dove ogni decisione viene presa in considerazione del ritorno economico della stessa.

L’assegnazione dei mondiali al Qatar ha implicato un leggero slittamento delle date di svolgimento che, dal classico ultimo week-end di settembre, sono dal 9 al 16 ottobre (al ciclismo possiamo dire che è andata bene in confronto a sport come il calcio dove l’assegnazione dei Mondiali al Qatar provocherà grossi stravolgimenti). Tale scelta è stata obbligata dalle condizioni climatiche critiche presenti in questo periodo in Qatar: sono previste infatti condizioni di caldo estremo, situazioni al limite del possibile per uno sport che si pratica all’aperto come il ciclismo su strada (spiegazione esaustiva di The Secret Pro e riassunta qua). Tali condizioni purtroppo si stanno verificando e in questi giorni abbiamo assistito a diversi casi di corridori che si sono sentiti male proprio a causa del calore estremo. Qualcuno di voi potrebbe giustamente obiettare che, guardando il Tour of Qatar, questo mondiale potrebbe essere reso movimentato dal forte vento, caratteristica che ha appunto reso famosa questa corsa a tappe. Tuttavia bisogna fare qualche considerazione a riguardo: come detto anche in un’intervista da Tom Boonen (non uno qualunque quando si parla di vento e Qatar, avendo vinto ben quattro volte la corsa a tappe qatariota) il Tour of Qatar si corre infatti agli inizi di febbraio, periodo solitamente caratterizzato da clima ben più mite rispetto ad ottobre, non di poco conto anche il fatto che le tipiche folate di febbraio sono rare e più deboli nel periodo del Mondiale. Inoltre, come illustreremo in una breve analisi del percorso, buona parte della gara verrà percorsa all’interno del centro di Doha, il che proteggerà maggiormente i corridori dall’eventuale presenza di vento.

Analizziamo quindi questo tanto discusso percorso mondiale, cercando di individuarne i punti chiave, quelli a sfavore e quelli a favore per i quali vale la pena di seguire con attenzione l’edizione 2016 della rassegna iridata.

Dall’ufficializzazione dell’assegnazione della rassegna iridata al Qatar si vociferava sulla costruzione di un percorso totalmente nuovo che avrebbe compreso addirittura una vera e propria salita artificiale, salvo poi che per questioni di tempistica e organizzazione l’ipotesi è stata scartata. Il percorso definitivo dovrebbe quindi prevedere una prima parte in linea di 151 km (inizialmente dovevano essere solo 80 km, poi allungati), essenzialmente rettilinei, praticamente attraverso il deserto. Questo primo segmento di gara, in presenza di vento considerevole, dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) rappresentare la parte più spettacolare della corsa, dove infatti il plotone potrebbe essere esposto alle folate e dove nazionali esperte di queste situazioni e con gli uomini giusti (per esempio la nazionale belga) potrebbero approfittare della situazione creando scompiglio in gruppo. Percorsi questi primi 151 km si entrerà nel circuito finale che si sviluppa nel centro di Doha, misura 15,2 km  e verrà percorso sette volte sia dagli uomini che dalle donne (che affronteranno un tratto in linea più breve). Il circuito include inoltre 1,2 km di pavè (porfido molto regolare, non dovrebbe creare problemi ai corridori). Altra caratteristica importante è rappresentata dalla presenza di tante curve e addirittura 24 (!) rotonde, fattori che aumentano il rischio di incidenti e che potrebbero rendere più difficile la vita ai “treni” degli sprinter, allungando inoltre il gruppo favorendo eventuali spaccature del plotone. Riguardo a eventuali frazionamenti e selezione del gruppo interessanti sono state le parole dei due belgi Boonen e Van Avermaet, i quali hanno affermato che comunque, anche nelle condizioni ottimali, non sarà facile creare una selezione e una scrematura significativa del gruppo.

Il circuito finale è stato provato in gara dagli atleti durante la seconda tappa dell’ultimo Tour of Qatar (tappa che vide la vittoria di Kristoff davanti a Cavendish e Jans), dei quali sono anche state raccolte le impressioni:

“E’ un po’ speciale, sembra quasi di correre in un Criterium. E’ stato frenetico, sarà dura correre così a lungo con tutte quelle curve” – Alexander Kristoff

“Non è normale per il Qatar, in Qatar solitamente troviamo lunghi rettilinei e molto vento. Anche se ci sarà vento i rettilinei non sono abbastanza lunghi per creare distacchi” – Greg Van Avermaet

“Il circuito finale e’ più ventoso di quanto pensassi, gli edifici non forniscono così tanta protezione e quando ci spostavamo il vento veniva sempre da posizioni diverse” – Mark Cavendish

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Mappa della prova in linea maschile
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Mappa della prova in linea femminile

Poco tempo fa l’UCI ha comunicato che, in caso di condizioni di estremo caldo tali da applicare il famoso protocollo per le condizioni meteo estreme, il percorso della prova in linea maschile verrebbe accorciato: dai 257 km originali verrebbero tagliati 151 km, rendendo il percorso della prova in linea lungo solo 106 km. La cosa più preoccupante di questa eventuale modifica sta nel fatto che verrebbe eliminata quella che potrebbe rivelarsi proprio la parte più interessante del percorso, ovvero la parte in linea in mezzo al deserto. Se ciò accadesse sarebbe abbastanza ridicolo: più che il percorso di un campionato del mondo assumerebbe le sembianze di un criterium. Personalmente ritengo che, anche in caso di caldo davvero estremo, non sia necessario “ammazzare” una corsa in questo modo: tagliare più di metà del percorso (tra l’altro la parte più interessante) sarebbe un suicidio da parte dell’UCI e degli organizzatori perchè ci priverebbero di tratti ad elevato potenziale di spettacolarità in caso di vento laterale. Concludendo, spero che, per il bene del ciclismo e dei suoi affezionati tifosi, questa domenica assisteremo ad una gara nelle migliori condizioni possibili per lo spettacolo sulle strade qatariote.

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Gruppo frazionato a causa dei ventagli al Tour of Qatar 2015. Graham Watson

E’ notizia di non molto tempo fa l’annuncio della riforma del calendario UCI World Tour per il 2017, grazie alla quale anche il Tour of Qatar entrerà a far parte del principale circuito professionistico del ciclismo. Penso che questa novità sia positiva, perchè garantirebbe molta più visibilità internazionale, nonché più appeal, alla corsa a tappe qatariota, sperando di conseguenza anche in una copertura televisiva più estesa e diffusa, cosa più che meritata per una prova così ricca di fascino. Nonostante per le squadre rappresenti un grosso impegno logistico (e conseguentemente economico), il Tour of Qatar rappresenta da sempre, a causa dell’influenza del vento sulla gara, un’ottima occasione per far acquisire ai giovani esperienza utile soprattutto per le corse del Nord Europa (non estranee a questo tipo di condizioni) oltre ad essere in generale un appuntamento importante in preparazione delle grandi classiche del Nord.

AGGIORNAMENTO:

Mi sembra doveroso aggiornare questo articolo per quanto riguarda la situazione del Tour of Qatar. Non molto tempo fa infatti è stato annunciato dagli stessi organizzatori, con grande sorpresa mia e di tanti altri appassionati, la cancellazione dell’edizione 2017 della corsa. Ufficialmente la cancellazione è stata dovuta a difficoltà finanziare a causa della mancanza di sponsor. Questo fatto sinceramente mi ha lasciato qualche perplessità: una corsa organizzata nel Medio Oriente da ricchi sceicchi e da ASO (quindi non organizzatori qualunque) si ritrova ad avere problemi finanziari? E ancor di più subito dopo aver ospitato un’edizione dei Mondiali (tra l’altro una delle migliori degli ultimi anni)? Senza considerare poi il fatto che, una corsa con un tale tasso di spettacolarità, avrebbe giovato molto di un’eventuale copertura televisiva con il passaggio allo status di World Tour.  A riprova della stranezza di queste motivazioni sta il fatto che, il 6 dicembre (quindi pochissime settimane prima dell’annuncio della cancellazione) l’organizzazione aveva spedito e-mail alle squadre dove illustrava le disposizioni per gli alloggi: hotel di extra-lusso per otto corridori e nove membri dello staff per ogni squadra.

Per le squadre questo annullamento in ritardo ha causato non pochi problemi, in quanto molte avevano previsto di fare la doppia trasferta Qatar-Oman e quindi potrebbero vedersi costrette a cancellare dal loro calendario anche la corsa a tappe in Oman (che, specialmente per squadre piccole come ad esempio la Sport Vlaanderen-Baloise, rappresenterebbe una spesa significativa e di poca utilità), oltre al fatto che diversi big delle classiche, come ad esempio Boonen e Van Avermaet, si ritrovano costretti a ripiegare sulle corse europee alle quali però le loro squadre magari non avevano neanche chiesto di partecipare. La prima cosa che mi viene da pensare quindi è che in realtà le motivazioni di questa cancellazione siano di tipo politico, come ipotizzato anche da Eddy Merckx, membro dell’organizzazione che addirittura, interpellato a riguardo, ha detto di essere lui stesso sorpreso e di non sapere i dettagli della questione.

Neanche un mese e il mistero si infittisce: Mohammed Al-Kuwari, nuovo presidente della federazione nazionale di ciclismo e triathlon, ha annunciato un significativo programma di ampliamento dell’attività locale al fine di plasmare squadre nazionali competitive e di scoprire nuovi talenti del luogo. Tra le diverse intenzioni, la più importante e significativa sarà ripristinare il Tour of Qatar, oltre al desiderio di creare anche un team femminile. Probabilmente non sapremo mai cosa realmente ha spinto gli organizzatori ad annullare la corsa e in quanto appassionato non posso fare altro che sperare nel ripristino di quella che ho sempre considerato una delle gare più belle dell’anno.

In tutta questa confusione abbiamo assistito al completo silenzio da parte di ASO, che  intanto continua a perdere pezzi dal suo massiccio calendario di corse…

Ferio (@Ferio_99)

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