Da sempre la figura del campione nazionale e la sua maglia rappresentano nel ciclismo un simbolo, un segno distintivo ben riconoscibile nel plotone. Purtroppo però negli ultimi anni tali figure sono state sempre più “sconsacrate” perdendo parte del loro storico fascino. Personalmente ritengo la settimana delle prove nazionali come uno dei momenti clou della stagione, dal fascino pari quasi alle grandi classiche del Nord. Mi emoziona per la grande curiosità di scoprire chi avrà l’onore (e l’onere) di indossare quella maglia così ricca di fascino e anche su come questa sarà disegnata. Purtroppo infatti i tempi in cui tutti i campioni nazionali indossavano una divisa interamente dedicata sono finiti e, chi per un motivo chi per un altro, sempre più squadre preferiscono minimizzare la vista del simbolo del detentore del titolo, quasi fosse una vergogna. Molti dicono che questo “oscuri” la visione degli sponsor, spiegazione che personalmente non condivido: è tranquillamente possibile creare una divisa ben visibile ma che al tempo stesso lasci lo spazio che meritino agli sponsor, anzi, una maglia di campione nazionale ben fatta solitamente attira maggiormente l’attenzione dello spettatore rispetto al classico kit di una squadra. Per questo ho pensato di fare una rapida rassegna sulle diverse maglie dei detentori del titolo nazionale e le varie tipologie delle stesse.
In quanto a “nascondere” i campioni nazionali, specialisti sono in casa Movistar: nella compagine diretta da Eusebio Unzué infatti diverse volte si è assistito a divise caratteristiche difficilmente distinguibili dal resto della squadra (unica eccezione ai tempi della Caisse d’Epargne quando nel caso di Joaquìm Rodriguez e Ivan Gutierrez crearono completi molto belli), se non addirittura facilmente scambiabili per le striscette da ex-campioni nazionali per la mancanza di simboli distintivi. Il massimo è stato raggiunto all’inizio di quest’anno, quando è stata presentata quella di Alejandro Valverde: mai vista una maglia così mascherata, con i colori della rojigualda (la bandiera spagnola) spazzati via da un’enorme M verde (simbolo dello sponsor Movistar). All’ultima Vuelta a España abbiamo visto come sia stato fatto altrettanto con Josè Rojas, che ha bissato il titolo del 2011.


All’estremo opposto negli ultimi anni troviamo invece la Francia: a partire dalla vittoria nel 2012 di Nacer Bouhanni fino all’attuale campione Arthur Vichot, i detentori del simbolo nazionale di Francia hanno sempre indossato completi totalmente dedicati al tricolore francese, addirittura considerando lo sponsor come un optional evitabile (forse anche perchè gli sponsors, Cofidis e FDJ, sono francesi). Questo anche perchè la FFC (la Federazione Francese di Ciclismo) è sempre stata molto esigente e rigida riguardo la realizzazione delle divise di campione nazionale (semplicemente imponendolo nel regolamento, cosa che purtroppo viene fatta sempre meno da altre federazioni, le quali invece concedono deroghe su deroghe). Alcune eccezioni sono rappresentate da federazioni come quella britannica e portoghese che, alle squadre che non accettano la divisa “intera” richiedono, oltre alle piccole e insignificanti bande, almeno l’aggiunta di uno sfondo bianco (basta guardare gli esempi di Alex Dowsett e Nelson Oliveira in casa Movistar).

Quest’anno dobbiamo purtroppo denotare un (o forse anche di più) passo indietro da parte della Tinkoff: la compagine russa infatti era solita creare maglie ottime, come quella di Michael Valgren o di Peter Sagan nel 2015. Quest’anno invece si è optato per delle semplici quanto ridicole fasce orizzontali sull’addome per rappresentare i colori nazionali.


Altra divisa che personalmente ho apprezzato molto è quella del giovane olandese Dylan Groenewegen: complice forse anche la nazionalità della squadra e dello sponsor, la LottoNL-Jumbo ha creato un completo che mette molto in risalto il tricolore olandese e personalmente lo ritengo anche un bel abbinamento con la “celestissima” Bianchi Oltre XR4 CV in dotazione al campioncino olandese all’ultimo Tour. Rimanendo nel Benelux continua a mantenere il suo immenso fascino il driekleur, quest’anno indossato da Philippe Gilbert.

Una “via di mezzo” tra il meglio e il peggio delle divise in questione è rappresentata dalla soluzione adottata da squadre come Dimension Data e Trek-Segafredo, rispettivamente con Edvald Boasson Hagen , Giacomo Nizzolo (un grande miglioramento rispetto agli ultimi scempi di Nibali e Malori) e Jack Bobridge: questi hanno infatti adottato una divisa che lascia spazio ai simboli nazionali lungo tutto il tronco, escludendo solo le maniche, abbinata a pantaloncini dedicati.

Terminata questa rapida occhiata ai detentori dei vari titoli e alle loro tenute concludo ribadendo il mio pensiero: il campione nazionale e la sua maglia devono rimanere una figura chiave nel gruppo, e questa importanza dovrebbe essere assecondata dalle loro squadre. Aggiungo inoltre che non ritengo giusto che molti grandi corridori disertino la prova, preferendo magari rimanere isolati a lavorare in altura (quando invece potrebbe anche essere usato come allenamento in gara, una prova, per testarsi), perché facendo così diminuisce di conseguenza ingiustamente l’importanza della settimana dei “nazionali“.
Ferio (@Ferio_99)