Tom Dumoulin e il cronoman che si difende in salita

Era da tempo che volevo preparare questo articolo e quale momento migliore se non dopo la Grande Boucle affrontata dall’olandese. Quella del passista che si difende in montagna per poi guadagnare terreno sugli scalatori è sempre stata una figura molto importante nel ciclismo. Infatti, oltre ai sempre affascinanti tentativi di rimonta, la presenza di uno o più di questi corridori induceva (e induce ancora) i più forti in salita ad attaccare, spesso con tattiche avventate, quasi suicide, ma spettacolari.

Tour de France stage 9
Tom durante la scalata di Arcalis. pic Team Giant-Alpecin

Dumoulin è meraviglioso da vedere sulla bici, che sia da crono o normale, che sia pianura o discesa, al pari di altri ciclisti con cui condivide le capacità. Fin da giovanissimo ha mostrato la sua predilezione per le gare contro il tempo, ma abbiamo dovuto attendere fino all’Eneco Tour 2013 e la sua magnifica tappa di Aywaille (risultativideo) per avere un assaggio delle sue doti in salita. Altre sue grandi prestazioni nella corsa del Nord Europa e nella classiche canadesi hanno fatto sperare in possibili risultati nelle Ardenne, ma non è ancora sbocciato come corridore da classiche. La prova definitiva è arrivata al Tour de Suisse 2014, dove, dopo essere stato in 2° posizione per 8 tappe su 9, ha chiuso al 5° posto nella classifica finale. Nel 2015 ha fatto un deciso passo in avanti, con una stagione fantastica su cui spicca la magnifica Vuelta a España, dove ha sfruttato l’esasperante attendismo degli avversari per demolirli nella crono di Burgos. Si è dovuto poi accontantare del 6° finale per una crisi nell’ultima tappa, con un’Astana scatenata e degli errori tattici della sua squadra.

Giro d'Italia - Stage 6
Roccaraso. pic Graham Watson

Alla partenza del Giro d’Italia 2016 c’era molta attesa intorno all’olandese, ma è ancora troppo presto per vederlo combattere per un GT così duro. Nonostante questo ha portato la maglia rosa per sei giorni ed il suo scatto a Roccaraso rimarrà nella memoria degli appassionati per molto tempo. Dopo il ritiro per problemi fisici si è preparato per il Tour dove ha vinto in fuga verso Arcalis e nella cronometro dell’Ardeche, distanziando tutti anche in salita. Solo Froome poi gli ha impedito di mettere a segno il terzo successo nella particolare cronoscalata di Megeve. Risultati, da futuro campione, raggiunti mentre preparava l’obiettivo dell’anno: le Olimpiadi di Rio.

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Wiggins durante la particolare crono del Tour of Qatar. pic Kim Ludbrook/EPA

In tempi recenti si è parlato di Porte e, soprattutto, Froome, ma basta guardare i loro risultati per capire che questi sono scalatori che si difendono estremamente bene a cronometro più che il contrario. L’esempio migliore è probabilmente quello di Wiggins: nelle stagioni 2011 e 2012 non è mai riuscito a staccare tutti in salita, ma si è portato a casa, con l’aiuto della corazzata Sky, un Tour, due Delfinati, una Parigi-Nizza ed un Romandia. In tutte queste corse, tranne il Dauphiné 2011 dove si è dovuto accontentare di un 2° posto dietro Tony Martin, ha vinto almeno una prova contro il tempo. A cronometro ha anche vinto l’oro olimpico di Londra e una maglia arcobaleno a Ponferrada. Chi mi conosce sa che, per usare un eufemismo, non sono un suo grande fan, ma gli vanno riconosciuti i suoi successi.

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Indurain durante la crono di Bergerac. pic Graham Watson

Il miglior esponente di questa categoria è molto probabilmente Miguel Indurain. Uno dei migliori specialisti della storia, ha costruito i suoi 5 Tour de France e 2 Giri d’Italia con delle prestazioni strepitose contro il tempo che gli sono valse gli apodi di “Extraterrestre” in più occasioni e di Tirano de Bergerac in una delle cronometro più impressionanti della storia (riportata nella foto sopra). Per fare un esempio basta parlare della Grande Boucle del 1992: il vantaggio finale di Big Mig a Parigi su Chiappucci (secondo classificato) fu di 4’35” e i distacchi inflitti all’italiano durante le due cronometro (Luxembourg e Blois) furono di 5’26” e 2’53” rispettivamente. El Diablo fu protagonista di una strepitosa impresa nel tappone di Sestriere (uno dei più duri mai disegnati), ma il navarro non era avvicinabile. Guai però a pensare che Indurain fosse debole in montagna. Basta infatti solamente citare Val Louron 1991 (videorisultati), Hautacam 1994 (videorisultati) e La Plagne 1995 (videorisultati) per capire che grande corridore fosse. Anche lui è riuscito a coronare la carriera con un oro mondiale ed olimpico contro il tempo.

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Ullrich e Olano sull’Angliru nel ’99, anno dell’esordio della salita asturiana

Ciclista molto simile allo spagnolo era Jan Ullrich, che alla sua esplosione (Tour 1996 e soprattutto 1997) sembrava proprio essere l’erede di Indurain, grazie a prestazioni a cronometro incredibili come a Saint-Emilion, Saint-Etienne e Avila. Il Kaiser, proprio come Big Mig, aveva potenzialità enormi anche in altri campi: oro in linea a Sydney (seguito dall’argento a crono tre giorni dopo) e prove incredibili in salita, Arcalis 1997 (videorisultati) su tutte. Non è riuscito però a raggiungere i successi che ci si poteva aspettare da lui, sia per aver corso nello stesso periodo di Lance Armstrong, sia per le preparazioni invernali a dir poco discutibili. In carriera si è aggiudicato anche due maglie iridate contro il tempo. Un altro che sembrava potesse raccogliere l’eredità di Indurain era Abraham Olano, ma, nonostante alcune fantastiche prestazioni, non è riuscito a mantenere le aspettative. Vanta comunque nel palmares due ori mondiali, uno a crono ed uno in linea a Duitama, quest’ultimo proprio davanti a Miguelon, una Vuelta a España nel ’98 e piazzamenti in Giro e Tour.

Giro d'Italia 1984 - Francesco Moser (Gis) - BettiniPhoto©2011
Moser in maglia rosa durante il Giro 1984. pic BettiniPhoto

Il miglior rappresentante italiano è, secondo me, Francesco Moser. Ciclista molto completo, capace di vincere classiche, sprint e cronometro, si è intestardito nel tentativo di provare a trionfare nella Corsa Rosa tanto da indurre gli organizzatori a presentare percorsi molto semplici per provare a favorirlo. La caduta di appeal internazionale dovuto a questa scelta ha ampliato il gap dal Tour de France in maniera irrecuperabile e il Giro ne paga ancora le conseguenze. Ad un palmares che vanta un mondiale, tre Roubaix, una Sanremo e due Lombardia (più due 2° posti al Fiandre e un 3° alla Liegi, vicinissimo a vincere i 5 monumenti del ciclismo, sarebbe stato il primo non belga a riuscirci) è riuscito ad aggiungere il Giro del 1984 grazie alla vittoria in tutte e tre le crono presenti nel percorso. All’ultimo giorno, nella prova contro il tempo di Verona, è riuscito a riprendersi la maglia rosa da Fignon dopo averla persa nell’unica tappa dura presente, quella di Arabba.

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Anquetil, una meraviglia per gli occhi sulla bici. pic da Shoulder to Shoulder

Eddy Merckx si è autodefinito in più occasioni un cronoman, ma francamente è difficile assegnare solamente una specialità ad uno come il Cannibale. Uno dei primi esemplari della categoria in questione è stato invece Jacques Anquetil. Ciclista incredibile, il primo ad entrare nel club dei 5 (formato da coloro che hanno vinto per cinque volte il Tour), con l’incredibile bottino di 11 vittorie in prove a cronometro alla Grande Boucle e 6 al Giro, con due vittorie finali.

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Jungels all’attacco ad Asolo in maglia rosa. pic Tim De Waele

Fortunatamente ci sono altri ciclisti simili a Dumoulin, come Bob Jungels, rivelazione del Giro che avevo già inserito tra i 10 potenziali corridori TNT e che in un futuro prossimo potrebbe aspirare alla vittoria di un GT grazie alle strepitose doti contro il tempo. Spero anche che altri corridori con le stesse caratteristiche si mettano in evidenza nel futuro, magari Rohan Dennis (che in più occasioni ha ribadito di voler puntare alle corse a tappe) o il giovanissimo Lennard Kämna. Allo stesso modo mi aspetto che gli organizzatori delle grandi corse a tappe lascino da una parte il muritismo e alcuni assurdi percorsi presentati negli ultimi anni per dare spazio anche a questi corridori, per il bene dello spettacolo.

Raffaele Filippetti (@raffilpt)

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