Il conto alla rovescia segna -3 alla fine del Tour de France e può ancora cambiare tutto alle spalle di Froome. Due tappe con lo stesso breve chilometraggio (146 km) e molte salite per decidere i piazzamenti.
Meteo: giornata fresca e con buone probabilità di pioggia, molto differente dalle ultime e quindi il corpo dei corridori potrebbe rispondere in modo strano.

Si parte già in salita (anche nella neutralizzata) per affrontare la Collet de Tamié, incomprensibilmente non categorizzata, mentre meriterebbe di essere almeno di 2°. Qui prenderà luogo la lotta per la fuga e ci sarà un ritmo indiavolato, con anche qualche big coinvolto nelle azioni. Fortunatamente ci sarà la diretta integrale.
Il Col de la Forclaz de Montmin gli darà continuità. Duro, soprattutto nella seconda parte, con 3 chilometri al 10,1%.
Dopo circa 15 km di falsopiano il gruppo inizierà a scalare il Col de la Forclaz de Queige (5,6 km all’8%), un duro antipasto prima del colosso di giornata: la Montée de Bisanne. Una salita che aspettavo da tempo nella Grande Boucle perché molto dura e perfetta per rompere la corsa. Purtroppo però in questa edizione non è sfruttata al meglio, distante dal traguardo (50 km) e seguita da un arrivo in quota. Si merita maggior protagonismo (esempio).
Falsopiano fino a Megeve, discesa della Cote de Domancy, vista ieri, e si inizia a salire verso Le Bettex, passando per la terribile Cote des Amerands, affrontata anche al Dauphine 2015 (video). A differenza di quell’occasione si punterà direttamente verso il traguardo, senza allungare nei pressi di Saint-Gervais-les-Bains. Sicuramente è un’ascesa molto dura, in cui un fuori giri ad Amerands si potrebbe pagare in minuti di ritardo sulla cima.
Delle possibili alternative ne ho parlato nell’analisi di ieri.
Raffaele Filippetti (@raffilpt)