Dopo sette giorni di corsa si raggiungono finalmente i Pirenei. Frazione corta e con le difficoltà raggruppate nel finale. I favoriti si sono già provati nella tappa di Le Lioran, quindi qui non dovrebbero avere più timori reverenziali.
Meteo: le previsioni sono piuttosto discordanti, ma è possibile che l’ultima scalata verrà fatta sotto la pioggia. Questo fattore renderà sicuramente più complicata la discesa.
Nei primi chilometri si lotterà sicuramente per entrare in fuga e fino a Tournay il gruppo troverà la classica pianura francese, con i suoi sali-scendi. Da qui si inizierà a salire verso la Côte de Capverne, 4° categoria da 7,7 km al 3,1%, niente di esagerato, ma servirà a scaldare le gambe. Lo sprint intermedio è in leggerissima pendenza, praticamente pianeggiante.
Percorso interattivo del finale
Ad Arreau, città in cui si potrebbero concludere delle tappe magnifiche, inizierà il grande protagonista di giornata: l’Aspin. I suoi 12 km al 6,5% di pendenza media non faranno paura, ma gli ultimi 5 km al 7,7% possono favorire attacchi e distacchi, soprattutto se una determinata squadra si dovesse mettere in testa con il suo treno. Solitamente quest’ascesa ha avuto un ruolo di filtro prima dei colossi pirenaici, l’ultima volta che è stata decisiva è stato nella Touluse-Bagneres de Bigorre nel Tour 2008, con vittoria di un Riccardo Riccò inarrestabile su questa salita (video – tempo di scalata).
Si scollina a 7 km dal traguardo, 6 dei quali sono in discesa. Piuttosto tecnica, soprattutto se bagnata, qualcuno potrebbe provare a fare la differenza. Poco prima dell’arco dell’ultimo chilometro i corridori troveranno una curva stretta a quasi 180° dove si passa anche su un ponticello. Da questo punto si inizierà leggermente a salire, con pendenze del 3/4%, prima di un breve spianamento nel finale.

Disegno piuttosto particolare per la Grand Boucle, potrebbe offrire un finale emozionante. Sicuramente avrebbero potuto scegliere un approccio diverso alla catena montuosa che divide la penisola iberica dalla Francia: infatti, mantenendo partenza ed arrivo originali, si sarebbe potuto scalare il Tourmalet da Luz Saint Sauveur, prima di puntare all’ascesa finale (primi 7 km di questo profilo), poco più di un falsopiano, ma che con la fatica accumulata potrebbe trasformarsi in un calvario, come l’Aprica con il Mortirolo (con le dovute proporzioni). La sequenza duro+blando molto spesso funziona.

Raffaele Filippetti (@raffilpt)