Dopo il giorno di riposo si riparte con una tappa estremamente complicata sia per il percorso che per come può rispondere il corpo dopo una giornata di stop. Fin dalla presentazione questa è sembrata una delle frazioni meglio disegnate, con pochissima pianura, molti mangia e bevi, buona lunghezza e un finale spettacolare con un’accoppiata duro+blando che molto spesso favorisce lo spettacolo.

Per due giorni consecutivi le previsioni meteo della giornata precedente hanno sbagliato clamorosamente. Sperando che la serie non continui anche questa volta, per la 10° tappa è prevista un giornata relativamente bella, con qualche possibilità di deboli piogge.
Dopo circa 22 km inizia il Passo della Collina dove probabilmente si definirà la composizione della fuga. Sicuramente molti vorranno provarci visto che le possibilità di giocarsi il successo sono alte. Il GPM di Pietracolora misura 8,7 km al 6,1% di media e qui l’azione del mattino dovrebbe consolidare il suo vantaggio. A Marano sul Panaro inizia un terreno molto scomodo (che include anche un passaggio a Serramazzoni e Pavullo, più volte arrivi della Settimana Coppi&Bartali) in cui inseguire sarà molto difficile e che finisce al traguardo volante di Lama di Mocogno.
La salita di Pian del Falco verrà affrontata da un versante diverso dal solito, con l’ascesa divisa chiaramente in due da 9 km di falsopiano. Gli ultimi 4 km sono i più famosi ed i più duri, con una pendenza media del 8,9% e punte del 13%. Queste rampe hanno visto la vittoria di José Manuel Fuente (uno dei più forti scalatori della storia) nel Giro del 1971 e, più recentemente, di Pieter Weening nel 2014. Qualcuno potrebbe provare a fare la differenza in questo tratto, soprattutto considerando che a seguire non c’è nemmeno un metro di pianura.
Percorso interattivo del finale
I primi chilometri di discesa sono su strada larga, ma dopo 3,4 km la carreggiata si restringe ed il tracciato diventa più tecnico. C’è terreno per provare un’azione, soprattutto se si dispone di compagni in avanscoperta, utili per tirare sulla pedalabile ascesa finale.
Come detto la salita finale è relativamente semplice, con una pendenza media del 5% e punte all’8%. Considerata nel complesso del percorso è però probabile che risulterà più dura di quanto i numeri mostrano, come fa vedere ogni volta la coppia Mortirolo-Aprica, l’esempio per eccellenza di quanto sia efficente mettere la salita più dura come penultima per appesantire le gambe dei ciclisti in vista dell’ultima asperità dove si apriranno i distacchi.
In caso di arrivo in “volata” di un gruppetto i corridori dovranno fare attenzione all’ultima curva, a circa 50 metri dall’arrivo, in cui sarà fondamentale tenere la corda.
Come anticipato, l’ultima volta che si è passati in questa zona è stato nel 2014, nel finale della Lugo-Sestola. Qui infatti si è passati nel tratto duro della salita – mappa del 2014 (tra il km 198,2 e 203 nella tappa di quest’anno) e si può apprezzare la scalata dei favoriti tra il minuto 9:22 e 20:52 del video, con l’attacco di Pozzovivo.
Raffaele Filippetti (@raffilpt)